1. Cardatura
Dalla cardatura si ottiene, a partire da fiocchi di fibre mescolati fatti passare attraverso un rullo compressore, un velo di fibre più omogenee, che a Prato veniva detto “tovaglia”. Questa veniva poi fatta passare attraverso rulli tagliatori che la separavano in strisce.
Le fibre cardate sono tipicamente più corte e disposte casualmente, creando filati più spessi e morbidi.
2. Pettinatura
Lavorazione riservata alle fibre più pregiate, di cui le macchine pettinatrici rimuovono quelle troppo corte, oltre alle impurità residue. Le fibre pettinate sono lunghe e allineate: il risultato è quindi un filo più liscio, sottile e compatto, adatto a tessuti di qualità superiore.
L’introduzione della lana pettinata nell’industria pratese fu la spia della volontà di elevarsi dal campo dei tessuti a basso costo destinati all'esportazione, per affermarsi anche nella produzione di articoli pregiati concorrenziali con altra produzione nazionale.
3. Filatura
In questa fase la fibra tessile viene trasformata in filo. Le fibre vengono pulite, cardate per essere orientate nella stessa direzione e, infine, filate con apposite macchine, che le torcono per ottenere fili resistenti e omogenei.
A Prato fu adottato un sistema di filatura industriale intorno al 1820, con la prima macchina azionata a forza animale e poi con l'acqua del Bisenzio. In seguito, si impose l'impiego di lana meccanica per la fabbricazione di scialli e tessuti vari. Nel 1891 fu introdotto il primo filatoio intermittente (self-acting).
4. Tessitura
Con la tessitura i fili vengono intrecciati tra loro per formare il tessuto. I fili di ordito e trama vengono disposti su telai meccanici, che eseguono l’intreccio secondo disegni e tecniche specifiche, dando origine a stoffe di vario tipo.
A Prato l’installazione del primo telaio meccanico risale al 1870. Già nel 1907 i telai di Prato erano 1.000, più ancora 500 telai a mano. Scomparsi o quasi questi ultimi, i telai divennero 3.500 nel 1940 e 11.500 nel ’57, vale a dire un terzo del totale nazionale.
5. Tintoria
In tintoria i tessuti o i filati vengono colorati con l’uso di coloranti chimici. Le tintorie pratesi erano spesso dotate di grandi vasche e macchinari a tamburo per lavorazioni in massa.
Questo tipo di lavorazione vanta a Prato origini antichissime: nei carteggi di Francesco Datini si conservano campioni di coloriture da riprodurre per mercanti delle più lontane contrade d'Europa e d'Oriente. Nel secolo scorso, questo comparto diede notevole impulso alle industrie nazionali produttrici di materie coloranti e di prodotti chimici di settore.
6. Finissaggio
L’ultima fase del ciclo produttivo comprende una serie di trattamenti (follatura, garzatura, rasatura e stiratura) volti a migliorare l’aspetto e la funzionalità del tessuto.
Anche in quest’ambito, le attività a Prato ebbero origine in epoca medievale, con le prime gualchiere impiantate lungo il Bisenzio utilizzate per le operazioni di follatura: la terra alcalina di Galceto era particolarmente adatta per la battitura con acqua in vasca e, dunque, per ottenere tessuti purgati, infeltriti e, dunque, compatti.
Di seguito alcune immagini tratte da uno dei due album fotografici conservati nel fondo intitolato a Rolando Caciolli, per oltre quarant'anni segretario del Comitato d'iniziativa per la costituzione della Provincia di Prato (ASPo, Caciolli Rolando, s.n.).



