L’Archivio di Stato di Prato custodisce la memoria del territorio pratese e della sua popolazione, conservando il patrimonio documentario di istituzioni, famiglie, persone e altri organismi privati di interesse storico particolarmente importante, dal XIV secolo fino quasi ai nostri giorni.
L’Istituto ebbe origine nel 1957 come Sottosezione di Archivio di Stato – secondo la denominazione prevista dalla normativa allora vigente –, grazie a una fortunata convergenza di intenti fra lo Stato e alcune delle principali istituzioni cittadine, responsabili a vario titolo di un ricchissimo patrimonio documentario. Divenne Sezione in base all’art. 57 della 1. 30 sett. 1963, n. 1409, che prevedeva, entro due anni, la soppressione totale delle sottosezioni. In seguito all’istituzione della provincia di Prato con decreto legislativo n. 254 del 6 marzo 1992, la Sezione è diventata Archivio di Stato con decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali del 24 maggio 1997, Gazzetta Ufficiale nr. 197 del 25 agosto 1997.
Fin dalla sua istituzione, l’Archivio ha sede nel palazzo trecentesco in cui il mercante Francesco di Marco Datini, che lo fece costruire, stabilì la sua dimora pratese. Di Datini l’Istituto conserva il prezioso archivio, che rappresenta una fonte unica per la storia del mondo mercantile europeo nella seconda metà del XIV secolo, ma anche della società e della mentalità dell’epoca. Consustanziali al palazzo che per secoli le conservò al suo interno, le carte di Datini costituirono il nucleo originario dell’Archivio al momento della sua istituzione nel 1957, insieme all’archivio preunitario del Comune di Prato, ai complessi documentari della Casa Pia dei Ceppi, dell’Ospedale della Misericordia e Dolce, del Monte di Pietà, dell’Arciconfraternita della Misericordia, del Conservatorio di S. Caterina e dell’Azienda dei Resti del Patrimonio ecclesiastico.
Nel fondo del Comune, si segnalano, in copia dai documenti dell’autorità ecclesiastica, le registrazioni delle nascite di cittadini pratesi dal 1482 (le morti dal 1557) che, circostanza pressoché unica, insieme allo stato civile napoleonico, a quello della Restaurazione e a quello postunitario proveniente dal Tribunale di Firenze, coprono un periodo di quasi cinque secoli. Con il fondo comunale, inoltre, confluirono anche gli archivi delle arti, delle opere pie, di famiglie e di magistrature giudiziarie (podesteria, pretura, vicariato).
Il complesso della Casa Pia dei Ceppi portò in dote, oltre al proprio archivio, quelli dei due importanti enti di beneficenza da cui aveva tratto origine nel 1545: il Ceppo Vecchio, istituito nel 1282 da Monte Pugliesi, e il Ceppo Nuovo, fondato dal testamento di Francesco di Marco Datini nel 1410.
Altri fondi di rilievo sono quelli di famiglie notabili pratesi (Buonamici, Novellucci, Vai, Martini, Mazzoni, Salvi Cristiani), l’archivio del Teatro Metastasio, le carte che documentano l’attività per la promozione di Prato e la costituzione della sua provincia (fondi Cironi e Caciolli), gli archivi di alcune ditte tessili (Bellandi, Lavatura e Pettinatura Lane spa) e quelli postunitari di carattere giudiziario, fiscale o di rilevanza politico-sociale (Commissariato di pubblica sicurezza, Pretura, Ufficio del registro, Ufficio distrettuale delle Imposte dirette, archivio del senatore pratese Guido Bisori, Opera nazionale dopolavoro di Prato).
Oltre a garantire i servizi volti alla corretta conservazione e fruizione del suo patrimonio, l’Archivio organizza e promuove iniziative culturali e attività didattiche rivolte a scuole e a cittadini di tutte le età, spesso collaborando con altri enti e istituzioni culturali cittadine in un’ottica di rete diffusa.
