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Archivio di Stato di Prato

La sede

Palazzo Datini: uno scrigno di memoria, che custodisce intatta non solo la struttura di un’abitazione tardo medievale voluta da Francesco Datini ad ornamento della sua vita e della sua città, ma anche le carte prodotte dal mercante nel corso di oltre 40 anni di attività e di quelle dell’istituzione che ne raccolse l’eredità, vale a dire il Ceppo nuovo, poi Ceppi riuniti e oggi “Casa Pia dei Ceppi-ONLUS“.

Il palazzo, alle cui vicende è stato di recente dedicato un volume, “Palazzo Datini a Prato. Una casa fatta per durare mille anni“, a cura di J. Hayez e D. Toccafondi (Firenze, Polistampa 2012 - palazzo Datini Tomo1 PDF e  palazzo Datini Tomo2 PDF) fu immaginato da Francesco di Marco Datini fin dai primi anni della sua permanenza ad Avignone, dove aveva iniziato la sua carriera di mercante.

Una volta rientrato a Prato, Datini pose mano a costruire la sua prestigiosa dimora tra il 1386 e il 1409. Esempio precoce di palazzo già “rinascimentale”, diventò una residenza privata di grande prestigio, con una vasta loggia e cortile arricchito da un ciclo di pitture murali dedicate agli “uomini illustri” e alle “virtù”, di cui ci rimangono ancora alcune importanti testimonianze. Le  due ampie “camere”  che completano il piano terra (oltre la cucina) portano ancora quasi intatte le decorazioni originali, con raffigurazioni di “boschetti con animali”. Per questi lavori, Datini aveva chiamato da Firenze un gruppo di buoni decoratori e pittori, tra i quali Piero GeriniTommaso de MazzaArrigo di NiccolòBartolomeo di Bertozzo e Agnolo (da non confondere con Agnolo Gaddi).

Alla sua morte il Palazzo divenne sede dell’amministrazione del  Ceppo dei poveri, fondazione destinata da Francesco di Marco al sollievo della povertà dei sui concittadini.

 

L’edificio subì nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti e cambiamenti nella distribuzione degli spazi, ma non vennero pregiudicate le strutture e le pitture subirono solo il degrado dovuto al tempo. Quando tra il 1956 e il 1957 fu posto mano, sotto la direzione di Nello Bemporad della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Firenze, ad una radicale restauro, fu possibile ripristinare l’antica bellezza del palazzo e dei suoi ambienti.

Ridimensionati gli spazi occupati dalla Fondazione dei “Ceppi”, Palazzo Datini fu destinato a diventare sede della Sezione di Archivio di Stato di Prato, istituita nel 1957 e inaugurata solennemente l’anno seguente.

Successivi restauri e lavori di adeguamento funzionale, hanno restituito al primitivo splendore sia le stanze e la loggia al piano terra (divenute nel frattempo “Museo di Casa Datini” gestito dalla Fondazione “Casa Pia dei Ceppi ONLUS“) sia il primo piano assegnato a sede dell’Archivio di Stato di Prato (istituito come istituto autonomo a partire dal 1997).

Al piano terreno, in quello che era l’antica “cantina” e “fondaco” ai tempi del Datini, poi magazzino dei “Ceppi”, moderne scaffalature ospitano gli archivi storici della città.

Palazzo Datini è oggi  sede di altre due importanti istituzioni culturali, che contribuiscono a renderlo il centro culturale pulsante di Prato: dal 1982 l’Istituto di Studi Storici Postali, unico centro italiano di studi postali  e dal 2012 la Fondazione “Istituto Internazionale di Storia economica” che dal 1969 organizza a Prato importanti seminari di storia economica.

Qui, nel 2005, è nata l’Associazione “Case della Memoria“, per la quale fu scelto come logo la stilizzazione della scala a chiocciola dove per secoli l’Archivio Datini era rimasto nascosto.

 



Ultimo aggiornamento: 19/09/2022