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Archivio di Stato di Prato

Dalla guerra verso la ricostruzione

➢ La distruzione bellica

Prato fu profondamente devastata dalla Seconda guerra mondiale: morti, violenze, danneggiamenti colpirono duramente le persone, sfregiarono il tessuto urbano, compromisero le attività produttive.
L’anno compreso tra il settembre 1943 e la liberazione di Prato dall’occupazione nazi-fascista fu particolarmente cruento e denso di tragici eventi che rimasero impressi nella memoria collettiva.

A partire dal 2 settembre 1943 la città fu pesantemente colpita dai bombardamenti alleati, che uccisero molte decine di persone, distrussero la stazione ferroviaria, danneggiarono abitazioni, edifici storici, stabilimenti produttivi e infrastrutture idriche, elettriche e viarie.
Dal giugno 1944 i tedeschi demolirono gli impianti produttivi, soprattutto gli stabilimenti tessili, eseguendo sabotaggi e requisizioni di materie prime; in seguito, durante la ritirata, distrussero o danneggiarono anche importanti infrastrutture, come il ponte Mercatale e il ponte della Vittoria sul Bisenzio.

➢ La Resistenza

Dall’autunno del 1943 si formarono nel Pratese i primi nuclei partigiani e l’attività della Resistenza si intensificò dal marzo 1944.

Tra le azioni dei partigiani pratesi si ricorda, l’11 giugno 1944, la distruzione di 8 vagoni carichi di esplosivo presso la stazione ferroviaria di Carmignano da parte del gruppo partigiano sotto il comando di Bogardo Buricchi. L’operazione, progettata per scongiurare ulteriori devastazioni nazi-fasciste soprattutto al tessuto produttivo pratese, portò alla morte dello stesso Bogardo, del fratello Alighiero, di Ariodante Naldi e di Bruno Spinelli.
Dieci anni dopo, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia propose all'allora ministro della Difesa Emilio Paolo Taviani la decorazione al valor militare dei partigiani caduti a Carmignano.

Nel marzo 1944 si tenne uno sciopero generale organizzato dal Comitato di Liberazione Nazionale nell’Italia centrosettentrionale occupata, al quale aderirono anche gli operai pratesi: conseguenza dello sciopero fu la vasta operazione di rastrellamento che, il 7 marzo, portò alla deportazione a Mauthausen di oltre un centinaio di pratesi. Solo 24 di loro sarebbero tornati a casa.

➢ Dopo la Liberazione

La liberazione di Prato, avvenuta tra il 2 e il 6 settembre 1944, segnò una nuova significativa fase nella storia della città.
Per ripristinare il tessuto urbano e infrastrutturale e riprendere la produzione tessile, si attivò immediatamente una celere opera di ricostruzione sostenuta dalla nuova amministrazione comunale. Il CLN designò infatti come sindaco l’esponente comunista Dino Saccenti, il quale continuò a ricoprire la medesima carica anche dopo le elezioni amministrative del 24 marzo 1946, le prime indette dopo la dittatura fascista. Queste registrarono un’affluenza del 91.1%, con i seguenti risultati:

PartitoNumero di voti
Partito Comunista Italiano17.667
Democrazia Cristiana13.183
Partito Socialista Italiano d'Unità Proletaria10.327
Partito Repubblicano Italiano1.411
Lista liberale1.042
Partito d'Azione487

Nella tornata elettorale successiva del 2 giugno 1946, a Prato, per il referendum istituzionale, la maggioranza dei votanti (76.5%) si espresse a favore della Repubblica e per l’elezione dei membri dell’Assemblea costituente si confermarono, salvo modeste variazioni, i risultati delle precedenti amministrative.

La campagna elettorale per le politiche del 18-19 aprile 1948 divenne uno scontro ideologico-politico particolarmente duro tra i diversi schieramenti: le sinistre unite nel Fronte democratico popolare, la DC, il Blocco liberali e qualunquisti, l’estrema destra del partito monarchico e del Movimento Sociale Italiano.
Con queste elezioni iniziò l’attività parlamentare di Guido Bisori. Il 25 settembre 1948 divenne sindaco di Prato Roberto Giovannini.

Guido Bisori (1902-1983) e Roberto Giovannini (1918-1995) sono stati tra gli artefici della valorizzazione di Prato; il primo, esponente della DC, eletto nel 1948 senatore nel collegio Empoli-Prato, nel 1953 fu nominato sottosegretario del Ministero dell’Interno; il secondo, esponente del PCI, sindaco di Prato dal 1948 al 1965, fu poi deputato dal 1968 al 1976. Pur nella dialettica della diversa appartenenza politica, mirarono entrambi a promuovere Prato, il suo territorio e il suo distretto industriale.

➢ Prato e la prima sentenza della Corte costituzionale

La Costituzione repubblicana entrò in vigore il 1° gennaio 1948, ma sembrò come appesa nel vuoto. La nuova Costituzione conviveva, infatti, con leggi ordinarie entrate in vigore prima: tra esse anche le leggi penali fasciste. Come riuscire ad abrogarle? Come rendere la Costituzione fulcro del nuovo ordinamento?

Secondo la sentenza della Cassazione, sezioni unite, del 7 febbraio 1948, la norma costituzionale poteva abrogare la legge precedente solo se conteneva un precetto in grado di sostituire quello presente nella legge precedente.

Rimaneva ancora una concezione tradizionale della legge e della Costituzione, finché dalla vivace (politicamente e sindacalmente) Prato non arrivò l'impulso necessario per attuare a pieno la forza normativa del nuovo dettato costituzionale. La Prato degli anni '50 giocò, quindi, un ruolo di rilievo anche nella storia istituzionale e costituzionale italiana grazie a un pretore di prima nomina, a due operai e ai loro avvocati.

Il pretore di Prato Antonino Caponnetto (1920-2002) si trovò a giudicare Enzo Catani e Sergio Masi, che avevano contravvenuto all'art. 113 del Testo unico di pubblica sicurezza del 1931 in materia di autorizzazione a effettuare manifestazioni pubbliche. Rilevando un contrasto con l'art. 21 della Costituzione sulla libera manifestazione del pensiero, con ordinanza del 27 dicembre 1955 sospese per la prima volta un processo penale per questione di incostituzionalità e rimise gli atti alla Corte costituzionale. All'ordinanza di Caponetto seguirono pari ordinanze di altri pretori e si arrivò alla prima sentenza della Corte il 5 giugno 1956.
Con questa sentenza si affermò la competenza della Corte costituzionale a giudicare sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, anche se anteriori all'entrata in vigore della Costituzione, e si dichiarò l'illegittimità costituzionale delle norme contenute nei commi 1, 2, 3, 4, 6 e 7 dell'art. 113 del T.U. delle leggi di p.s., approvato con decreto 18 giugno 1931, n. 773.
 

  
 

Ordinanza del pretore di Prato, Antonino Caponetto (Prato, 27 dicembre 1955), trasmessa in copia dattiloscritta con lettera di Giuseppe Renato, viceprefetto, capodivisione affari legislativi e documentazione, Direzione generale P.S., Ministero dell'Interno, a Guido Bisori (Roma, 13 gennaio 1956).

(ASPo, Bisori Guido, 376, fasc. 20, “Prato Firenze Corte Costituzionale. Ricorso”)

 

 



Ultimo aggiornamento: 28/10/2025