Il dibattito sulla istituzione di una nuova provincia con Prato capoluogo conobbe dal dopoguerra fasi alterne di popolarità, meritando l'attenzione di numerose proposte di legge al Parlamento.
Per un'area interessata da processi di sviluppo tra i più intensi e positivi di tutto il Paese, l'autonomia amministrativa avrebbe significato, oltre all’affrancamento dalle ingerenze fiorentine, soprattutto la presenza in città di organismi e uffici statali indispensabili alle attività economiche e industriali, quali il tribunale, la prefettura, la questura, l’intendenza di finanza, la camera di commercio.
Anima delle aspirazioni cittadine fu il politico e giornalista pratese Alighiero Ceri, già fondatore nel 1919 dell'Associazione Pro Prato, con cui aveva promosso e ottenuto l'elevazione della città a capoluogo di circondario e sede di sottoprefettura (1925-1927).
In seguito, Ceri divenne figura di riferimento del Comitato di iniziativa per la costituzione della provincia di Prato, attivo dal 1955 e garantito dall’appoggio delle istituzioni locali. Il Comitato si costituì nel 1955. Due anni dopo, contava 50 mila aderenti, rappresentativi delle varie realtà politiche, sindacali, religiose e culturali della città e del suo territorio. Primo segretario fu Vanno Vannucchi, al quale successe, nel marzo 1956, Rolando Caciolli, da cui prende la denominazione il fondo archivistico conservato in ASPo.
Propedeutica all'istituzione del comitato era stata una serrata campagna giornalistica e propagandistica svolta dallo stesso Ceri e ospitata, tra marzo 1952 e agosto 1953, su un nuovo organo di stampa pratese, “Il Cittadino”, oltre che sulla stampa nazionale.
L'autore evidenzia peculiarità e pregi di Prato dalle origini fino ai tempi recenti. Traccia inoltre una storia delle iniziative volte a promuovere l’istituzione di una provincia pratese autonoma da quella fiorentina e indica i passaggi necessari per conseguirla (ASPo, Caciolli Rolando, 122).
![]() | Il progetto pratese riceveva legittimità dal particolare vigore dell’economia e della crescita demografica locali, nonché dalle differenze culturali, storiche e sociali con le vicine Firenze e Pistoia. Nel nuovo contesto repubblicano, il riferimento legislativo che avrebbe sostenuto il progetto del Comitato era l’art. 133 della Costituzione, che prevedeva che «il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell'ambito d'una Regione fossero stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione», senza porre limiti di territorio o minimo di popolazione. |
Questa bozza fu inoltrata dal Comitato a vari deputati con richiesta di presentarla in Parlamento. Lo stesso Bisori si interessò a inviarne personalmente una copia al ministro dell’Interno Fernando Tambroni per una sua attenta valutazione.
La proposta di legge elaborata dal Comitato fu inviata in bozza a Bisori con allegate alcune immagini, tra cui quella relativa alla configurazione territoriale della costituenda provincia, che mostra in rosa i 13 comuni invitati a deliberare per la propria inclusione. Foto A. Ranfagni (ASPo, Bisori Guido, Pratiche 1953-58, fasc. 380, 20B 103 F-2).
L’opuscolo contiene il testo della proposta di legge elaborata dal Comitato, corredato di informazioni statistiche e storiche relative a Prato e agli altri comuni aderenti al progetto di provincia (Agliana, Cantagallo, Carmignano, Montale, Montemurlo, Prato, Vaiano, Vernio), di cui si pubblicano le delibere con i voti favorevoli dei rispettivi Consigli comunali (ASPo, Caciolli Rolando, 122).
Il 25 maggio 1959 Prato raggiunse ufficialmente i 100 mila abitanti iscritti all’anagrafe comunale. In quell’occasione, attraverso un’interrogazione parlamentare, si chiese al Governo una legge speciale che consentisse l'istituzione nella città di uffici e servizi di livello provinciale, ma la risposta fu negativa (ASPo, Caciolli Rolando, 122).






