
Gli archivi familiari, in particolare quelli che conservano documentazione dei secoli XIX e XX, testimoniano la diffusione dello studio e della fruizione della musica in ambito domestico.
Nelle famiglie dell'alta società l'educazione musicale era infatti considerata segno di distinzione sociale e, pertanto, parte integrante del percorso educativo e di formazione intellettuale e morale dei figli e delle figlie. Per quest’ultime la pratica del canto e di uno strumento, principalmente il pianoforte, era ritenuta espressione di buon gusto e raffinatezza.
Per questo motivo tutte le famiglie abbienti possedevano spartiti e manuali di teoria musicale che, talvolta, si sono conservati fra le carte dei loro archivi.
Oltre agli spartiti a stampa, che testimoniano la diffusione dell’editoria musicale, gli archivi familiari conservano anche gli spartiti manoscritti di composizioni originali o di copie e arrangiamenti di opere famose.
Il salotto era in genere il centro della vita musicale delle famiglie, luogo di pratica, ascolto e intrattenimento anche nell’ambito di importanti occasioni sociali.
In età moderna, in particolare tra XVII e XIX secolo, molti enti scolastici e assistenziali, quali orfanotrofi, collegi, istituti religiosi e conservatori, integrarono l’istruzione musicale nei loro percorsi educativi destinati a bambini e bambine appartenenti a diversi ceti sociali. Non a caso il termine "conservatorio" che oggi è associato alla formazione musicale, nasce come denominazione di istituti destinati ad accogliere fanciulle "in conserva", ovvero ragazze e bambine che, per ragioni di natura economica o familiare, venivano considerate a rischio di perdere l'onore.
L’insegnamento della musica rispondeva a più esigenze: nella forma corale e religiosa educava alla disciplina e alla partecipazione liturgica; nella forma strumentale, generalmente riservata ai maschi, poteva aprire a forme di impiego come musicisti di chiesa o maestri di cappella.
Anche a seguito della progressiva laicizzazione che interessò gli istituti a partire dai primi anni del XIX secolo, la musica continuò a far parte della formazione scolastica di base, come testimonia la presenza di maestri di musica nel corpo del personale docente.
Nel sistema scolastico dell’Italia unita l’insegnamento della musica venne introdotto, limitatamente agli istituti Magistrali, solo con la Riforma Gentile del 1923, e bisognerà attendere il secondo dopoguerra perché la musica cominci pian piano ad affermarsi come materia curricolare di studio nella scuola elementare e media.