Guido Pampaloni (Certaldo 1914 – Bagno a Ripoli 1992), dopo la laurea in Scienze politiche, entrò nel 1937, a soli 23 anni, nell’Amministrazione degli Archivi, allora facente parte del Ministero dell’Interno.
Subito destinato a Firenze, tra il 1957 e il 1958 si occupò dell’istituzione della Sottosezione dell’Archivio di Stato di Prato, divenendone il primo direttore. La sua ampia produzione scientifica, che seguì le tracce dell’allora Direttore dell’Archivio Storico italiano e prolifico studioso, Niccolò Rodolico, ebbe come centri di interesse la storia degli archivi e della loro organizzazione, la storia fiorentina e pratese in particolare, spaziando dai tempi di Dante al primo risorgimento, con puntate nella storia agraria. Collaborò inoltre, con Bemporad e Prunai, a vari volumi dedicati alla storia di palazzi toscani (Palazzo Tolomei di Siena, Palazzo Strozzi e Palazzo Portinari-Salviati di Firenze).
Nel 1969 ottenne la nomina a direttore dell’Archivio di Stato di Firenze, ma ciò non lo distolse dai suoi legami con Prato, dove nel 1967 al momento della nascita dell’Istituto internazionale di storia economica F. Datini presieduto da Ferdinand Braudel, ne era diventato primo Direttore. Nel 1982 fu l’ispiratore dell’Istituto di storia postale, che con i suoi seminari di “paleografia mercantile” ha formato una generazione di giovani studiosi in grado di orientarsi nella documentazione dei mercanti tardo-medievali toscani, con esercitazioni sulle carte di Francesco di Marco Datini. Nel 1984, insieme a F.Braudel, Manselli e Tenenti, fece parte del Comitato scientifico che promosse la grande impresa della “Storia di Prato”.
Intanto, ottenuta la libera docenza in Storia Medievale nel 1973, lasciò la direzione dell’Archivio di Stato di Firenze per dedicarsi interamente agli studi e all’insegnamento, prima in Storia Medievale poi in Paleografia e Diplomatica, insegnamenti che tenne fino al 1984.
Guido Pampaloni, nella sua funzione di direttore della allora Sezione di Archivio di Stato di Prato, pose immediatamente mano alla stesura di una “guida-inventario” che rendesse fruibile le preziose fonti documentarie che andavano man mano raccogliendosi in Palazzo Datini. In sinergia con la Deputazione di storia Patria per la Toscana, di cui era allora direttore Niccolò Rodolico, uscì nel 1958 il volume, che per molti anni ha costituito la base sicura dalla quale procedere per conoscere il patrimonio archivistico costudito presso l’Archivio di Stato di Prato.